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19 settembre 2011
Articoli (venerdì, 07 gennaio 2011) Sono passati due anni e mezzo da quando la Corte di Giustizia ha condannato il vetusto TULPS (impianto regolamentare della vigilanza privata, regio decreto, classe 1931). Da lì è partito un profondo processo
(venerdì, 07 gennaio 2011) Sono passati due anni e mezzo da quando la Corte di Giustizia ha condannato il vetusto TULPS (impianto regolamentare della vigilanza privata, regio decreto, classe 1931). Da lì è partito un profondo processo di riforma, tra improvvise accelerazioni spesso a ridosso delle elezioni e assai più frequenti battute d'arresto a seguito di cadute dei vari governi (o di cadute d'attenzione degli stessi). Con il DL 2 aprile 2008 il governo italiano definì, obtorto collo, le linee guida per l'adeguamento dell'impianto italiano ai diktat europei, demandando ad una Commissione consultiva la stesura dei decreti attuativi. Sebbene il decreto ponesse delle basi importanti di lavoro (crollo dell'impianto territoriale provinciale, liberalizzazione delle licenze e delle tariffe entro certi limiti), la partita era ancora tutta da giocare sul tavolo dei decreti di attuazione. In particolare sul decreto volto a determinare i requisiti minimi organizzativi, gli standard professionali, la capacità tecnica e la qualità dei servizi che dovrà essere garantita dagli Istituti di Vigilanza privata per poter stare sul mercato. Ebbene, dopo un lungo e scivoloso periodo di deregulation, lo scorso 14 aprile la Commissione ha varato il testo, condiviso del DM sulla capacità tecnica ed è dello scorso 8 ottobre la notizia che il Ministro Maroni ha apposto finalmente la sua firma; ora si attende il nulla osta del consiglio di stato e la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. Il decreto presenta importanti riflessi anche per chi tratta con la vigilanza privata in qualità di fornitore. Il testo definisce infatti i requisiti minimi che le aziende devono possedere per poter operare sul mercato, in base all'individuazione del tipo di attività che intendono svolgere (classe A, B, C, D o E in baseai servizi da proporre, che richiedono il coinvolgimento di tipologie professionali diverse); in base all'estensione territoriale che le imprese vogliono coprire (provinciale fino a 300.000 abitanti, provinciale superiore a 300.000 abitanti, ultraprovinciale fino a 3 milioni di abitanti, da3 a 15 e superiore a 15 milioni di abitanti) e in base al livello di servizi che si intende offrire (fino a 25, fino a50, fino a 100 e oltre 100 gpg). In relazione alle categorie individuate (classi di attività, ambito territoriale e livelli di servizio offerti), alle imprese vengono richiesti determinati requisiti minimi qualitativi, che afferiscono alla capacità economico-finanziaria, al corredo tecnologico,alle caratteristiche del progetto organizzativo e gestionale,alla professionalità del titolare/istitore/direttore tecnico,alle certificazioni di regolarità contributiva, ecc."In sintesi il ministero dice: cara impresa di vigilanza,vuoi offrire servizi, che so, di trasporto valori sul territorio nazionale ma disponi di sole 5 guardie e nessun mezzo blindato? Mi dispiace ma devi essere capace di garantirmi una determinata qualità, altrimenti non posso rilasciarti la licenza. Un meccanismo che dovrebbe sbarrare l'ingresso sul mercato a realtà che sono "fisiologicamente impossibilitate" a fornire servizi di qualità accettabile. Secondo Petrone, con questo sbarramento"potrebbe restare sul mercato meno del 50% delle attuali licenze. Tenendo conto che già oggi molti grandi o medi gruppi stanno accorpando le licenze, con la nuova norma sarà quasi un obbligo procedere in questa direzione, quindi: vuoi per una questione 'fisiologica'(concentrazioni, accorpamenti, fusioni ecc.), vuoi per una questione 'patologica' (incapacità di disporre di strutture, mezzi o capacità), resteranno sul mercato non più del 50% delle attuali licenze effettivamente operanti - che sono meno delle licenze rilasciate". Insomma, questo decreto è la prima, vera occasione per fare pulizia in un settore che raramente brilla per trasparenza. La libera concorrenza si giocherà, forse perla prima volta, su un terreno competitivo sano, regolare,corretto. Per il settore si riparte da zero. Con indubbiriflessi anche per chi tratta con gli Istituti di Vigilanza in qualità di fornitore tecnologico, in particolare per le centrali d'allarme. Su questo tema, peraltro, il decreto sulla capacità tecnica offre delle sorprese - non da tutti gradite.
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